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Il Tramonto dell’Età oscura come fase storica attuale

di Giovanni Tateo Milano

Nell’articolo precedente abbiamo pronosticato una probabile Fine dei Tempi nell’anno 2054, e lo abbiamo fatto basandoci esclusivamente sull’applicazione della scienza sacra dei cicli cosmici ai cruciali dati simbolici e cronologici che si sono resi disponibili, ma in verità siamo stati spinti a rielaborare questa indagine, condotta a suo tempo, a partire da altre gravi considerazioni sul momento presente ed i suoi futuri sviluppi, e sono proprio queste riflessioni che intendiamo ora esprimere. Infatti, ciò che ci ha persuaso, anzi ci ha costretto, a formulare quella drammatica previsione è stata innanzitutto l’osservazione dei mostruosi fenomeni storici in atto, i rivelatori segni dei tempi che si impongono alla nostra coscienza.

È infatti davvero impressionante la rapidità con cui in tutto il mondo contemporaneamente si stia affermando un nuovo sistema sociale totalmente opprimente, alienato ed alienante, come non se ne era mai visto un altro prima. Qualcosa di cui avevamo già una precisa idea solo grazie a tutta una serie di celebri, e purtroppo profetici, romanzi distopici o film di fantascienza. Dall’oggi al domani, infatti, abbiamo visto stravolgere l’intera società e tutte le nostre vite con essa. Improvvisamente tutti gli schemi ed i punti di riferimento che avevamo sono stati travolti con una violenza inimmaginabile. Tutto ciò che davamo per scontato è scomparso subitaneamente davanti ai nostri occhi. Ogni certezza è svanita nel nulla, ed ogni speranza o prospettiva per il futuro è stata quasi cancellata. Di colpo siamo stati precipitati in un’esistenza che si fa sempre più grottesca, surreale e claustrofobica in un modo ferocemente disumano. Scaraventati in un incubo che pare senza fine e senza via d’uscita. Il corso dei recenti eventi ci è parso quindi accelerare vertiginosamente verso una situazione complessiva dell’Umanità che l’Apocalisse cristiana ha profetizzato più di duemila anni fa. Siamo infatti tutti testimoni diretti dell’ultimo sviluppo di quel grande processo storico di unificazione dell’intero pianeta, che eufemisticamente abbiamo sempre chiamato “globalizzazione”, all’interno di un unico sistema economico, politico, culturale, e crediamo persino morale e religioso, o meglio amorale e pseudoreligioso.

Ma procediamo con ordine, partendo da un’indispensabile premessa.

Quando appunto abbiamo affermato che nel giro di appena qualche decennio giungeremo alla Fine dei Tempi, quello che intendevamo ed intendiamo dire è che entro questo brevissimo lasso di tempo l’attuale ciclo umano, ossia lo stesso stato umano in sé, toccherà drammaticamente il suo punto più basso mai vissuto, e raggiungerà così il suo stadio terminale. E questo è quello che precedentemente abbiamo riconosciuto ed indicato quale Tramonto dell’Età oscura. In estrema sintesi possiamo dire che in questa fase, da un lato la natura umana stia esprimendo davvero sempre più il peggio di se stessa, e dall’altro che essa stia davvero raggiungendo il limite estremo in cui la sua intima essenza può essere violentata e snaturata. Ovviamente non si devono generalizzare in maniera assoluta queste considerazioni, estendendole all’intera Umanità indifferentemente, perché in ogni caso ogni singolo individuo possiede chiaramente una propria specifica personalità ed un destino unico, ma è necessario affermare che esiste una fondamentale sinergia tra l’andamento discendente o terminale della fase cosmica attuale, che implica l’impatto sempre più forte e determinante delle potenze infernali e demoniache, e le caratteristiche e le tendenze umane negative propriamente dette. Quindi, se da un lato stiamo oggettivamente attraversando una stagione cosmica di decadimento, distruzione ed oscuramento in tutti i sensi, dall’altro è altrettanto oggettivo che storicamente si stiano attuando quelle residue possibilità umane, intese sia come singoli individui generati che come qualità e predisposizioni di uno stesso soggetto, che, anche in senso solo relativo rispetto alle generazioni di precedenti fasi cicliche, su tutti i piani tendono a connotarsi perlopiù in senso negativo o peggiorativo.

Cerchiamo, dunque, innanzitutto di definire un solido criterio utile a capire realmente se stiamo effettivamente vivendo nella fase terminale dell’Età oscura. Partiamo quindi dalla definizione di un ciclo storico dell’Umanità, il Manvantara induista, come il percorso cosmico di attuazione e manifestazione di un intero complesso di possibilità umane, intese sia quali singoli individui e collettività, destinate ad apparire generazione dopo generazione, e sia come qualità e tendenze umane capaci di caratterizzare in maniera unica ed irripetibile ciascuna delle successive epoche della Storia.

Ebbene, se il grande ciclo consiste essenzialmente nella successiva realizzazione di tutte le possibilità umane di cui il ciclo stesso è capace, e se il suo andamento procede da un iniziale stato di perfezione dell’Umanità ad uno stato conclusivo caratterizzato da una sua corruzione o degenerazione talmente estrema da arrivare quasi ad una vera e propria negazione della stessa realtà umana, e ciò in tutti gli aspetti e le forme possibili, allora non dovremo far altro che verificare se attualmente si sia effettivamente giunti ad una situazione così assurda e tragica oppure no. E si badi bene che ad un tale esito finale non si potrebbe mai giungere se non attraverso un immenso rovesciamento delle condizioni e delle prospettive dell’umana esistenza, tale da rendere realmente la Razza umana acerrima nemica di se stessa. Dunque rovesciamento e negazione dell’umano nella più estrema misura saranno esattamente i connotati definitivi atti a caratterizzare la fase finale dell’Età oscura, e a consentirci di identificarla infallibilmente. Coerentemente con tutti questi ragionamenti, comprenderemo se effettivamente ci troviamo in quell’epoca dal fatto che le possibilità umane dimostrino o meno di stare effettivamente esaurendosi definitivamente e rapidamente, e ciò si potrà riconoscere nel momento in cui si paleserà o meno un limite invalicabile allo stesso sviluppo storico dell’Umanità.

Dunque, come prima ed immediata osservazione sul presente, bisogna dire che stiamo chiaramente assistendo allo sgretolamento totale, al collasso completo, all’implosione sempre più evidente della società e della cultura borghese, con tutto il suo corollario politico, giuridico ed economico. Ma il cambiamento politico e sociale è appunto l’aspetto meno grave della definitiva catastrofe attuale, anche se è proprio questo il suo motore propulsore proprio a causa dell’assetto borghese del nostro mondo. Infatti, essendo la Storia umana essenzialmente di natura spirituale e mentale, è innanzitutto dal punto di vista dell’assetto della coscienza che bisogna riconoscerne la sostanza. È la stessa mentalità borghese, lo “spirito borghese”, o meglio lo “spirito della modernità”, quello che fino ad ora si era vanamente nutrito del mito del progresso infinito, quello che è sostanzialmente materialista e ateo, a stare accusando la propria bancarotta, il proprio fallimento totale, segnato dalla sempre più prossima fine definitiva di tutte le proprie illusioni. Tali illusioni sono quelle stesse che giustamente Guénon considerava quali inevitabili conseguenze della fondamentale “illusione della vita ordinaria” e della “superstizione della vita”. La tremenda disillusione in atto, o meglio il drammatico crollo interiore collettivo, è rivelato dall’enorme epidemia di malattie mentali, a sfondo perlopiù depressivo ed autodistruttivo, che si registra in maniera crescente. Depressione ed angoscia sono il carattere predominante, lo sfondo psichico di questi tempi, e costituiscono la vera natura della “melencolia” a cui Dürer precisamente alludeva. Questo “umore nero” dell’anima si presenta in tre modi: 1) essa non crede in nessun modo all’esistenza di Dio, e si considera preda di un universo caotico, insensato, crudele e spietato; 2) non crede alla Sua Provvidenza, ossia non crede che Dio possa mai amarla, o che l’abbia abbandonata per sempre, oppure, peggio ancora, che l’abbia addirittura maledetta e condannata ad un Inferno da patire su questa stessa Terra; 3) non crede in se stessa, ossia nel significato e nel valore della propria essenza e della propria esistenza nel mondo.

Di conseguenza, l’alienazione, la demenza, la follia divengono sempre più il reale marchio interiore che identifica esattamente la fase storica attuale, anzi l’Umanità attuale, e si manifestano sempre più platealmente, da un lato con la sempre minore capacità di consapevolezza della realtà, dall’altro col conseguente o concomitante capovolgimento completo di qualunque logica normale debba presiedere alle dinamiche della coscienza e dell’esistenza, ancora una volta sia nella dimensione individuale che collettiva. E questa alienazione collettiva ed individuale non potrà che prendere due strade, sia parallele che convergenti e rinforzantisi reciprocamente, ossia appunto quella mentale della depressione o della demenza, oppure quella spirituale dell’ossessione o della possessione diabolica in senso vero e proprio. Ma la causa scatenante di tutto ciò non è infatti solamente di natura psicologica o psichiatrica, ma è appunto anche, o soprattutto, spirituale, giacché la progressiva distruzione o cancellazione del Divino e del Sacro, sia nella coscienza che nella vita sociale, porta con sé due conseguenze assolutamente fatali, ossia, in primo luogo, la progressiva perdita dell’unità e dell’integrità interiori, la quale tende effettivamente ad una vera e propria disintegrazione interna dell’individuo; in secondo luogo, la cancellazione del principio di inviolabilità dell’essere umano e della sua esistenza. E la cosa dovrebbe essere assolutamente evidente, giacché affermare che l’essere umano e la sua vita sono sacre non significa solo affermarne l’origine divina e la natura spirituale, ma conservarne l’integrità e sancirne, moralmente e giuridicamente, anche la necessaria inviolabilità. Per cui, nel momento stesso in cui l’Uomo e la sua esistenza cessano di legarsi costitutivamente al Divino ed essere sacri, a tutti gli effetti cessano anche di conservare spiritualmente e psichicamente la propria unità ed integrità interiori, così come di essere considerati inviolabili e rispettati e protetti come tali all’interno della società.

Segno massimamente evidente di ciò che minaccia l’essenza e l’esistenza umane è l’idea aberrante che l’essere umano sia un’entità assolutamente manipolabile a piacimento, come fosse duttile materia amorfa, e ciò perché si assume che l’identità essenziale o la qualità intrinseca di un individuo, sia interiore che fisica, non sia affatto un suo dato naturale e costitutivo, determinato alla nascita in base alla sua essenza, al suo destino e per sempre, ma che sia invece un mero stato mentale o biologico transitorio e permutabile, o addirittura un costrutto psicologico o culturale, una convenzione pura e semplice, un qualcosa che si possa determinare prima della stessa nascita oppure in seguito, in base alla percezione mentale od al mero desiderio del soggetto stesso, o di chiunque altro abbia il potere effettivo di ristrutturarne la fisionomia interiore così come quella esteriore. Quasi come se un essere potesse creare se stesso prima ancora di esistere, o essere creato o ricreato, da sé o da altri, in un qualunque momento successivo, mutando la sua prima nascita con una seconda totalmente artificiale. E la cosa si rende ancora più grave e spaventosa nel momento in cui, a qualunque livello e sotto qualunque aspetto, quindi sia fisico che mentale, tali processi di manipolazione artificiale possono essere applicati non solo a singoli individui, ma ad intere popolazioni.

Proseguendo ancora oltre nella nostra ricognizione, in questa discesa agli inferi contemporanei, ci si ritrova di fronte a prospettive che di umano oramai non presentano quasi più nulla.

Finalmente la grande ed abominevole illusione storica secondo cui l’Uomo deriverebbe evolutivamente dalle scimmie antropomorfe ha prodotto i suoi frutti più velenosi: assunto falsamente non solo che egli sia solo un animale in mezzo a tutti gli altri, ma che sia addirittura il peggiore di tutti in quanto distruttore della Natura, del pianeta Terra, sempre più crescono le spinte non solo ideologiche e culturali, che in tal senso vorrebbero neutralizzarlo, talvolta invocando addirittura la sua completa estinzione, ma anche quelle concretamente politiche, che auspicano programmaticamente una drastica riduzione della popolazione umana mondiale. Il volto disumano ed antiumano dell’ecologismo radicale, così come del Neomalthusianesimo che pare esserne il gemello, è dunque uno dei segni più fortemente riconoscibili del tragico tempo presente. Si attua dunque un capovolgimento totale in base al quale l’Uomo, da essere il migliore degli esseri viventi, tanto da porsi al centro del mondo naturale, dopo essere invece respinto idealmente ai suoi margini, rischia ora addirittura di esserne concretamente espulso, come una sua seconda cacciata dall’Eden. Al suo posto infatti, viene improvvisamente intronizzato al centro dell’esistenza e della Storia umana quello stesso mondo naturale che prima ne era solamente lo sfondo. Senza contare che non può esserci dubbio che, in un modo o nell’altro, una prospettiva storica di annientamento della Razza umana si è già concretizzata nel secolo XX° coi vari genocidi che si sono consumati ai danni di centinaia di milioni di vittime. E il supremo paradosso che in questa immane tragedia non deve sfuggirci, nuova dimostrazione dell’epocale rovesciamento dell’umano, è che le varie ideologie che hanno prodotto tali genocidi, tali enormi crimini contro l’Umanità, non sono che le ultime figlie degenerate dell’Umanesimo, ossia tutte le forme estreme dell’antropocentrismo materialista, del moderno umanesimo ateo e anticristiano.

Ma altre fosche mete sembrano approssimarsi minacciosamente all’orizzonte.

Poco prima della rivoluzione industriale, l’Uomo si era trovato di fronte ad un bivio: da un lato la prosecuzione dell’antica via che considerava come ideale centrale dell’Uomo l’edificazione, la coltivazione e l’elevazione di sé quale essere spirituale ed intelligente capace di creare cultura e civiltà, e dall’altro la strada del potenziamento incessante dei suoi strumenti tecnici al fine della produzione sempre più sofisticata ed estesa di beni e servizi, che conseguentemente avrebbero inaugurato l’industrialismo ed avviato l’era del capitalismo e del consumismo. L’Uomo decise di imboccare la seconda via ed allontanarsi parallelamente dalla prima, mortificando sempre più se stesso spiritualmente, intellettivamente e moralmente, poiché finì per ridursi sempre più ad un essere capace solamente di produrre, acquistare, consumare e godere.

Superato quindi un certo limite, o meglio un certo punto di non ritorno, in questa direzione, l’attuazione di questa “volontà di potenza”, di questo smisurato desiderio di autoaffermazione, non avrebbe potuto far altro che ritorcersi contro l’Umanità stessa, capovolgendosi nell’esatto opposto come sua totale negazione e nemesi. L’essere entrati nella cosiddetta “Era atomica” ha infatti dimostrato quanto questa seconda direttrice storica potesse essere pericolosa, giacché, con tutta evidenza, è stato proprio il progressivo perfezionamento della tecnologia bellica, inevitabile conseguenza dell’avanzamento scientifico e tecnologico generale, a condurre alla creazione di strumenti di distruzione di una potenza talmente estrema da essere capaci di provocare l’estinzione dell’intera Razza umana. E se tali armamenti nucleari ci sono già tristemente noti nella loro capacità distruttiva, in agguato si trovano ora anche letali armi biologiche, le conseguenze del cui possibile impiego possiamo solo lontanamente immaginare.

Ma queste non sono le sole conseguenze nefaste di questo processo storico, poiché l’esito ultimo dell’avanzamento tecnologico sta finalmente rivelando in maniera spaventosa il suo aspetto più oscuro ed angosciante, non solo per quanto riguarda i mezzi di controllo sociale e di manipolazione mentale delle masse, ma nelle nuove frontiere della trasformazione stessa dell’essere umano, sia attraverso la sperimentazione genetica più folle e criminale che nella preannunciata ibridazione uomo-macchina. La forsennata ricerca nell’ambito della robotica, e soprattutto in quello dell’intelligenza artificiale, inoltre, prepara un’epoca in cui l’essere umano tenderà a diventare effettivamente obsoleto, non solo quale produttore di beni e servizi, ma addirittura quale essere pensante. La stessa intelligenza umana, infatti, pare destinata o ad essere fusa con quella elettronica, o ad essere addirittura superata e sostituita da questa. Anche in questo caso, quindi, riconosciamo il completo rovesciamento della normale logica delle cose: la macchina, da mero strumento, diviene fine della civiltà umana, così come l’uomo, da esserne fine, diviene mero strumento; e siccome in questa sua dimensione meramente strumentale è ritenuto troppo imperfetto ed inefficiente, o verrà appunto presto integrato dalla protesi tecnologica, oppure, nell’esito estremo della sua svalutazione, verrà totalmente sostituito dalla sua controparte artificiale. L’Uomo verrà in gran parte soppiantato dall’androide, il nuovo Adamo, il coronamento di ogni sogno ed ideale ultimo della scienza e della tecnologia, la paradossale meta conclusiva del mito del progresso umano. Quelli che un tempo erano solo gli incubi della fantascienza, stanno ora diventando gli scenari concreti e di prossima realizzazione voluti e pianificati dal Transumanesimo.

Dopo l’eclissi del Divino e del Sacro, era stato l’idolo del lavoro, espresso col dogma economicista, borghese per antonomasia, ad offrire all’uomo moderno un facile surrogato di significato esistenziale accettabile, ma nel momento in cui, con l’avanzare della nuova economia, anche il lavoro cessa di essere la dimensione fondamentale dell’esistenza umana, e nel momento in cui anche la stessa intelligenza umana cessa di essere contemplazione vivente della Verità, e si riduce unicamente all’attività del calcolo, dell’amministrazione e della programmazione, ecco che l’Uomo pure si eclissa, e tende inevitabilmente a scomparire sia come produttore, perché sostituito dalla produzione automatizzata, che come intelligenza pensante, perché sostituito dall’intelligenza artificiale. Dunque si toccherà davvero il fondo dell’abisso quando l’Uomo non solo avrà totalmente cessato di essere un fine, tragedia in gran parte già consumata, ma avrà anche finito di essere persino un mero mezzo per il conseguimento di altro, perché a quel punto, nella logica massimamente perversa del nuovo sistema dominante, ogni sua utilità sarà di fatto venuta meno.

Un tempo non lontano, il capitalismo globale, secondo la sua imperante logica dell’accumulo del profitto, aveva necessità degli esseri umani sia come produttori che come consumatori, ma nel momento in cui il capitale si autoalimenta e si moltiplica indipendentemente dal lavoro e dallo scambio commerciale, esso non necessita più delle persone e dei popoli a nessun titolo, e quindi l’ideologia malthusiana ora più che mai minaccia le loro esistenze in quanto ritenute non solo superflue, ma nocive per il capitale definitivo che è il mondo naturale, il pianeta inteso come ecosistema da preservare a qualunque costo, in quanto bene di lusso riservato a pochissimi privilegiati. Anche qui si realizza il completo capovolgimento antiumano della logica alla base della realtà sociale e storica: un tempo il capitale non avrebbe dovuto essere altro che un mezzo utile al benessere umano, ma nel momento in cui esso è invece divenuto il fine ultimo dell’esistenza individuale e collettiva, l’esito finale di questa completa inversione dei princìpi e degli scopi è che il capitale si afferma nella totale negazione dell’Uomo quale essere necessario e centrale, e quale datore di significato alla vita e alla Storia, e nella conseguente esigenza di annientarlo in quanto minaccia per il godimento dei capitalisti, per i quali il pianeta ormai non è altro che una loro personale e definitiva proprietà privata. Anzi, sarebbe da aggiungere che, in un prossimo futuro, gli stessi esseri umani saranno ridotti a proprietà privata, convertiti in mero capitale vivente. D’altronde, la spregevole espressione “risorse umane” era già fin troppo significativa ed anticipatrice di questa dinamica conclusiva. Anche in questo non possiamo che constatare il completo capovolgimento dell’umanesimo borghese di cui il “sogno americano” era l’ideale per antonomasia. Quale esito storico potrebbe essere più estremo della fusione completa del capitalismo e del comunismo, che si attua paradossalmente, ossimoricamente, con una privatizzazione totale sia del pianeta che degli stessi esseri umani? Non sarebbe forse questa una vera e propria “fine della Storia”, già annunciata con troppo anticipo qualche decennio fa? E il compimento definitivo dell’Età oscura non sarebbe massimamente evidente proprio con l’espropriazione totale, la spoliazione completa, ossia spirituale, mentale, morale e fisica, dell’Uomo?

Egli dunque ha ormai perduto quasi del tutto persino il senso stesso di cosa significhi il suo essere uno spirito, un’anima, una coscienza, un’intelligenza vivente, e possedere una volontà ed esistere nel mondo in maniera significante. Avendo perso quasi totalmente l’idea stessa della propria essenza e del proprio destino naturale, la sua esistenza risulta talmente priva di significato e di valore da stare per consegnarlo al nulla, in parte nel senso di un prossimo annientamento fisico, ed in parte nel senso di una completa desolazione interiore ed esistenziale.

Dunque l’evidenza del sopraggiungere del termine del grande ciclo umano consiste precisamente in questo completo capovolgimento per cui l’esistenza e la Storia umana sta finendo per divenire completamente antiumana, in cui l’Uomo sta di fatto negando e distruggendo completamente la propria stessa natura e la propria esistenza. Lo scenario che sempre più velocemente si sta spalancando davanti ai nostri sguardi esterrefatti ed angosciati può quindi essere definito unicamente come l’allucinante tramonto della Razza umana.

Concludo ora questo scritto ricordando, ammesso che debba essercene bisogno, che il suo scopo è unicamente quello di trasmettere la consapevolezza che stiamo effettivamente vivendo nell’Era apocalittica, nei Tempi ultimi, e che davvero manca pochissimo alla Fine dei Tempi. Pertanto è assolutamente necessario che ognuno entri al più presto in una prospettiva esistenziale realmente filosofica ed escatologica, ossia che maturi il più rapidamente possibile una coscienza metafisica ed apocalittica, cioè che si renda al più presto capace di sollevare il velo dell’illusione che gli impedisce di sapere che la vera essenza, il vero significato ed il vero fine della vita umana è spirituale e trascendente. Che il nostro vero destino non appartiene affatto a questo mondo, ma a Dio e al Suo Regno eterno. Al nostro essere umani e divini.

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