Tag

, , , , , , , , ,

Il Tramonto dell’Età oscura e la Fine dei Tempi

di Giovanni Tateo Milano

Nel 2012, in questo stesso spazio, avevo pubblicato una mia recensione del libro di Louis Barmont, L’esoterismo di Albrecht Dürer, dedicato all’interpretazione esoterica della sua “Melencolia I”, nella quale mi ero concentrato su quello che avevo considerato il messaggio principale dell’opera, ossia il suggerimento, a coloro i quali avessero le necessarie conoscenze circa la dottrina dei cicli cosmici, di quale fosse il probabile momento della Fine dei Tempi. A partire dalla data cruciale, da lui evidenziata, dell’inizio dell’Età oscura dell’Età oscura, applicando appunto tale dottrina, ero giunto ad un risultato che oggi ritengo di dover necessariamente rettificare. Preciso che il calcolo effettuato all’epoca non era in sé affatto sbagliato, in quanto il metodo previsto, in base a tutte le circostanze del caso, era stato rispettato rigorosamente. Tuttavia, le considerazioni che più in là andrò ad esporre, e soprattutto alcune gravi riflessioni sul momento presente che costituiranno un ulteriore articolo, impongono un parziale cambiamento di approccio ed una conseguente revisione delle mie precedenti conclusioni.

Per chiarezza di esposizione, e per non mettere inutilmente in difficoltà il lettore meno avvezzo a tali questioni, sintetizzerò al massimo l’argomento di fondo, e rinvio fin d’ora all’articolo introduttivo che lo riguarda, per poi entrare immediatamente nel vivo della questione.

Ebbene, se il Manvantara dura 64800 anni, l’epoca ora in esame è la sua quarta ed ultima, ossia il «Kali Yuga», o «Età oscura», che dura un decimo di esso, ossia 6480 anni; ma la sua fase più tenebrosa, quella su cui più specificamente abbiamo dovuto indagare, è il suo quarto ed ultimo periodo, ossia il «Kali-Yuga del Kali-Yuga», o «Età oscura dell’Età oscura», pari analogamente alla sua decima parte, della durata quindi di soli 648 anni.

Prima della comunicazione del Barmont, la data d’inizio di quest’ultimo periodo era assolutamente ignota al grande pubblico, ma grazie a lui ora sappiamo che è stata il 1514, lo stesso anno in cui Albrecht Dürer firmava la sua enigmatica incisione.

A suo tempo, quindi, avevamo determinato la data della conclusione dell’Età oscura calcolando 1514 + 648 = 2162, momento corrispondente alla cosiddetta Fine dei Tempi.

Nel 2012 tale previsione, pur parendoci obbligata in base al procedimento esposto, ci aveva tuttavia lasciati con un certo dubbio residuo. Si trattava infatti di immaginare che fosse necessario almeno un altro secolo e mezzo prima che la decadenza della Storia umana toccasse davvero il fondo, e che sostanzialmente l’Inferno vi si scatenasse in tutta la sua malefica natura e potenza. Allora pensavamo che l’avanzamento in questo senso sarebbe dovuto essere talmente graduale da far sembrare effettivamente ragionevole ed adeguata quella previsione.

Tuttavia, la tremenda constatazione del corso estremamente nefasto degli eventi attuali, e soprattutto l’estrema velocità con cui la situazione mondiale, in tutti i suoi possibili aspetti, sta disastrosamente precipitando, non può che costringerci a cercare di rivedere quello che ci era parso un pronostico certo. Nelle condizioni attuali, è infatti del tutto impensabile che ci possa volere ancora un secolo e mezzo circa perché si possa arrivare al limite estremo della caduta catastrofica dell’Umanità attuale, ossia prima che le numerose profezie finali, in special modo quella apocalittica, possano effettivamente compiersi. Per come ci appare la situazione generale odierna, e per come si prospetta quella futura, verosimilmente non possono mancare ancora che pochi anni agli esiti appena accennati. Andiamo quindi ad esporre quella che riteniamo una doverosa rettifica della nostra precedente analisi.

Si tratta essenzialmente di individuare, sempre a partire dal 1514, un periodo più breve di quello di 648 anni, che però si conformi ancora rigorosamente con la struttura ritmica dei cicli umani, e la soluzione al problema è decisamente più semplice di quanto si possa supporre. Infatti, per le chiare ragioni che esporremo, invece che ad un periodo di riferimento di 6480 anni, abbiamo più che ragionevolmente pensato ad uno di 5400. Tale periodo costituisce la principale unità di misura esatta del grande ciclo di 64800 anni, in quanto si ottiene dalla sua più che naturale suddivisione in base al fondamentale numero dodici, essendo 64800 : 12 = 5400 anni. Dunque, se pensiamo il Manvantara come un grande anno cosmico, allora stiamo parlando proprio di quello che si dovrebbe considerare come il suo preciso mese cosmico.

Ora, anche a questa estensione temporale ovviamente si applica il metodo di ulteriore suddivisione quaternaria che abbiamo già applicato in precedenza, quindi anche in questo caso è il suo ultimo e più breve sottoperiodo che dobbiamo considerare, ossia quello pari nuovamente alla sua decima parte, cioè a 540 anni, periodo analogo a quello dell’Età oscura dell’Età oscura, della durata di 648 anni, come si è visto.

Tale speciale periodo di 540 anni era già noto a René Guénon, il quale effettivamente lo cita diverse volte, affermando che, rispetto al ciclo cosmico della precessione degli equinozi, che ricordiamo essere di 25920 anni, se un periodo di 2160 anni è da considerare alla stregua di un «mese cosmico», quello di 540 non può che essere inteso come una «settimana cosmica». Inoltre esso rappresenta in scala maggiore la struttura del periodo giubilare di 50 anni; infatti, così come in questo caso si ha (7 x 7) + 1 = 49 + 1 = 50 anni, allo stesso modo abbiamo che (77 x 7) + 1 = 539 + 1 = 540 anni.

Per evitare eventuali confusioni, precisiamo che solo quando ci riferiamo alla precessione, si può appunto parlare di mese cosmico inteso quale periodo di 2160 anni; poiché, quando invece ci riferiamo all’intero ciclo del Manvantara, per mese cosmico, che sarebbe più opportuno definire «grande mese cosmico», in modo da distinguerlo dall’altro, si deve intendere il periodo di 5400 anni. Tuttavia, per distinguerli ancor meglio, se consideriamo il ciclo precessionale come un «anno precessionale», allora il periodo di 2160 anni si potrebbe appropriatamente chiamare «mese precessionale», mentre quello di 540 anni «settimana precessionale».

Aggiungiamo inoltre che il numero 540 è l’esatto medio aritmetico tra 648 ed un altro numero ciclico fondamentale: 432, e questi sono tutti multipli del sacro 108; infatti, così come 648 = 108 x 6, e 432 = 108 x 4, si ha che 540 = 108 x 5.

Resterebbe solo un ultimo quesito circa il modo in cui possa conciliarsi questo nostro attuale riferimento alla decima parte del grande mese cosmico di 5400 anni col fatto che eravamo invece partiti dalla considerazione della decima parte dell’Età oscura di 6480 anni. Ebbene tale difficoltà risulta essere solo apparente per due ragioni. Nel modo più semplice, basta osservare che così come, nel Manvantara di 64800 anni, il suo grande mese cosmico è di 5400 anni, allo stesso modo, nel Kali-Yuga di 6480 anni, possiamo considerare il suo mese di 540 anni. In secondo luogo, la connessione appare ancor più precisa nel momento in cui ci si ricorda che ogni Yuga o Età del Manvantara è costituita da un esteso periodo centrale, il suo effettivo corpo temporale, e da due crepuscoli (Sandhya), uno iniziale che lo precede, la sua aurora, ed uno finale che lo segue fino al suo termine. Ciascuno dei due crepuscoli dura ugualmente un dodicesimo dell’intero Yuga, mentre i restanti dieci dodicesimi costituiscono la sua parte principale; per cui, come appena visto, essendo pari ad esattamente 540 anni la dodicesima parte dell’Età oscura, ossia appunto il suo mese, la sua durata complessiva andrebbe calcolata giustamente come: 540 + (540 x 10) + 540 = 5400 + 1080 = 6480 anni. Pertanto il nostro ricorso al grande mese cosmico di 5400 anni ed alla sua decima parte di 540 risulta perfettamente adeguato alla precisa struttura temporale dell’Età oscura, e ne consegue chiaramente, quindi, che l’ultimo periodo considerato, quello appunto di 540 anni, costituisce effettivamente quello che in maniera davvero appropriata potremmo definire come il «Tramonto dell’Età oscura», che in pratica è il tramonto dello stesso Manvantara. E questa denominazione è particolarmente significativa, in quanto, se da un lato esprime nettamente l’idea del periodo più tenebroso dell’Età nera, dall’altro indica parallelamente che questa stessa fase compie il suo definitivo esaurimento, il che ovviamente comporta un suo evidente aspetto positivo. Infatti, se da un lato l’Età nera è l’età della dissoluzione per eccellenza, dall’altro è anche l’età in cui l’oscurità consuma e dissolve se stessa.

Ricapitolando, stante che 25920 : 48 = 6480 : 12 = 5400 : 10 = 2160 : 4 = 540 anni, poiché in tal modo questo periodo risulta essere da un lato la settimana cosmica del ciclo precessionale, o settimana precessionale, come s’è pure detto, e dall’altro il mese cosmico dell’Età oscura, ed equivalente al suo tramonto, la sua notevole versatilità ne fa un’unità di misura praticamente perfetta per i nostri scopi. E siccome appunto esso è particolarmente legato al sette e al dodici, e questi sono i due numeri simbolici fondamentali dell’Apocalisse di Giovanni, allora non avremmo potuto considerare un periodo più adatto per indagare la fase finale dei Tempi Ultimi.

Da un altro punto di vista ancora, essendo come s’è detto questo periodo di 540 anni analogo al periodo giubilare di 50, tale carattere giubilare appartiene in qualche modo anche al primo, anzi, probabilmente in maniera decisamente maggiore in questo caso, giacché è proprio al compimento dell’ultima settimana cosmica che si realizzerà la cessazione definitiva dell’Età oscura, la Fine dei Tempi, e soprattutto il ritorno di Cristo, la discesa della Gerusalemme Celeste, ed il grande rinnovamento cosmico e spirituale atteso. Pertanto, tale periodo conclusivo segnerà realmente, oltre che del Cristianesimo, il vero ed autentico Giubileo del Cosmo e dell’Umanità.

Assodato tutto questo, non possiamo che dedurre che la data del 1514 risulterà essere il punto di partenza di questo tramonto del Manvantara, e non l’inizio esatto del Kali-Yuga del Kali-Yuga, e che quindi quest’ultimo debba essere considerato anteriore di 108 anni rispetto a quella stessa data, ossia nel 1404, essendo ovviamente 648 ‒ 540 = 108.

Questa conclusione di fatto equivale non solo a correggere le nostre precedenti conclusioni, ma anche la stessa interpretazione cronologica del Barmont circa la data del 1514, ma questo è abbastanza irrilevante, sia perché lui si è sbagliato relativamente di poco, e sia perché, soprattutto, il significato sostanziale di quell’evento è pressoché identico a quello precedentemente assunto.

Infatti, ammesso che quest’ultimo periodo di 540 anni non sia esattamente quello che avevamo individuato a suo tempo, ossia quello di 648 anni, è tuttavia indiscutibile che, se si prende come riferimento la definitiva conclusione del Manvantara, questi ultimi 540 anni sono in ogni caso effettivamente la parte più tenebrosa dell’Età oscura dell’Età oscura, perché infatti essi devono in ogni caso essere considerati all’interno del lasso temporale degli ultimi 648 anni. Sia in termini di durata che di significato, non vi è quindi grande differenza tra l’Età oscura dell’Età oscura ed il periodo del suo tramonto.

Dunque è precisamente sulla base di tutte queste considerazioni che andremo ora a rettificare opportunamente le nostre conclusioni del 2012. Quindi, tenuta sempre per ferma la data fatidica del 1514, il nostro nuovo calcolo sarà necessariamente: 1514 + 540 = 2054, che infatti ci pare una data di gran lunga più ragionevole per la probabile conclusione del grande ciclo storico attuale. In prima battuta, infatti, possiamo subito osservare che a partire dall’anno in cui abbiamo effettivamente iniziato a scrivere il presente articolo, il 2021 ormai terminato, molto significativamente mancherebbero solo 33 anni esatti al termine del ciclo, cosa che potrebbe avere delle significative implicazioni.

Però ci siamo accorti che esiste un altro calcolo abbastanza stupefacente che porta alla stessa conclusione, e che ancora una volta dipende da osservazioni sulle cronache recenti. Infatti, il pipistrello dell’incisione di Dürer, che generalmente rappresenta Satana, e qui probabilmente anche l’Anticristo, non può che richiamare immediatamente il famigerato pipistrello di Wuhan, quindi l’anno dello scoppio della pandemia mondiale covid 19, il 2020. Inoltre, la cometa rappresentata in alto potrebbe indicare proprio quella scoperta sempre nel 2020, denominata Neowise. Pertanto, sommando alla cifra dell’infausto anno del pipistrello il valore costante del quadrato magico di Giove, rappresentato nella stessa opera, abbiamo: 2020 + 34 = 2054 nuovamente. Detto quadrato magico è già associato alla cronologia dei Tempi finali, in quanto include la data fatale 1514, per cui ora non dovrebbe affatto stupire che il suo sigillo, il 34, compaia nel nostro nuovo calcolo, anche perché esso è riconducibile al sacro ed apocalittico numero sette in quanto ovviamente 3 + 4 = 7. Bisogna inoltre sottolineare che tale diagramma si basa sul numero 16, in quanto è appunto composto dai primi 16 numeri, e questo già anticamente, presso i Pitagorici, era simbolo di giustizia in quanto esprimeva l’unico quadrato in assoluto il cui perimetro equivalesse numericamente alla propria area, giacché tale è il caso del quadrato avente 4 per misura del proprio lato. Dunque questo diagramma numerico esoterico riferito a Giove esprime precisamente la Giustizia divina che alla Fine dei Tempi rettificherà definitivamente tutto il disordine, l’ingiustizia e lo squilibrio propri della fase conclusiva dell’Età oscura. L’evidente vantaggio di questo secondo calcolo cronologico, dunque, è che la sua deduzione si basa unicamente sugli elementi presenti all’interno dell’opera, senza che sia in alcun modo necessario ricorrere a dati o nozioni esterne.

Inoltre, ricordando che l’anno ufficiale 1514 corrisponde all’anno effettivo 1512, arriviamo alla conclusione che la durata reale dell’Era cristiana non dovrebbe essere più considerata pari all’intero mese cosmico di 2160 anni, ma ad un periodo di 1512 + 540 = 2052 anni. Tale periodo differisce di esattamente 108 anni rispetto al mese cosmico, infatti 2160 ‒ 108 = 2052 anni, il che ci dice che Gesù Cristo deve essere nato nell’anno 109 del mese cosmico precessionale attuale, l’ultimo. La qualcosa presenta una certa significativa analogia con la stessa struttura interna del numero 2052, infatti 2052 = 108 x 19, poiché 109 e 19 hanno una certa struttura in comune, essendo (18 x 6) + 1 = 109 e 18 + 1 = 19, ma soprattutto perché 109 e 19 sono cifre chiaramente costituite entrambe da 1 e 9, che sommati danno 10, ulteriormente riducibile a 1. Simbolicamente tale circostanza non può che significare che la ciclicità espressa dal numero 108, o più in generale dal 9, per mezzo di 109 e 19 viene ricondotta all’Unità principiale, ossia che il grande ciclo temporale dell’attuale Umanità viene ricondotto all’Unità dell’Eternità, atto manifestato precisamente dall’evento del ritorno di Cristo alla Fine dei Tempi.

Questi, dunque, sono i risultati ai quali siamo pervenuti nel corso della nostra analisi attuale, ma, esattamente come essi sono dovuti ad un lavoro di revisione su quelli precedenti, non mancheremmo eventualmente di rivederli nuovamente qualora nuovi dati, nuove prospettive o nuove riflessioni di una certa importanza ci inducessero a farlo.

Ad ogni modo, i discorsi appena conclusi, come indicato in premessa, costituiscono solo la prima metà degli argomenti a sostegno della nostra tesi, giacché tutti gli altri, di natura completamente diversa, andranno a costituire l’altra metà in un secondo articolo. Infatti, gli argomenti che abbiamo presentato qui costituiscono solo una conferma del fatto che la Fine dei Tempi sia ormai vicinissima, non la sua principale dimostrazione, perché questa dovrebbe prodursi in base a ragionamenti ancor più stringenti ed importanti.

Concludiamo sottolineando che questa nostra indagine intende essere esclusivamente un significativo contributo alla consapevolezza individuale e collettiva del nostro stare effettivamente vivendo nei Tempi ultimi, con tutto ciò che spiritualmente ed esistenzialmente ciò significa. La riflessione sul rapido approssimarsi della Fine dei Tempi, oltre che sull’estrema fugacità dell’epoca attuale, è certamente una riflessione sulla caducità della nostra esistenza individuale. È nostra ferma convinzione, infatti, che sia assolutamente necessario, se non indispensabile, che l’uomo contemporaneo cessi al più presto di restare prigioniero o vittima di qualunque residua illusione di progresso falsamente inculcatagli dalla cultura dominante, e che egli si renda invece profondamente cosciente di essere il protagonista in prima persona dell’attuale Tempo apocalittico, e che quindi il modo in cui egli vede se stesso, Dio, la Storia e la vita debba necessariamente mutare radicalmente per adeguarsi al più presto a tale realtà e a tale verità. Affinché egli, se non l’ha ancora fatto, trasformi al più presto la propria anima e la propria esistenza per renderla massimamente conforme alla propria essenza divina e a Dio stesso.

 

Copyright © 2021-2022 Giovanni Tateo Milano, tutti i diritti riservati all’autore.